Home | Video interventi | Decreto Colosseo: Troppo comodo scaricare tutte le responsabilità sui lavoratori.

Decreto Colosseo: Troppo comodo scaricare tutte le responsabilità sui lavoratori.

Share

 

Schermata 2015-11-26 alle 11.38.25

Stiamo votando il “Decreto #Colosseo” e, come al solito, questo Governo #Renzi fa cadere tutte le sue responsabilità sui LAVORATORI e basta.

 

MONTEVECCHI (M5S). Signora Presidente, inizierò subito ad associarmi a chi in quest’Aula ha voluto ristabilire un po’ di verità con un po’ di sana informazione. Mi piace, quindi, ribadire che l’assemblea sindacale della quale stiamo parlando era quella avvenuta tra i lavoratori del Colosseo: un’assemblea sindacale regolarmente comunicata ed autorizzata e fatta perché a questi lavoratori non venivano pagati l’indennità di turnazione e gli straordinari; cosa che a tutt’oggi ancora non è avvenuta completamente. E, quindi, vedremo poi come le ulteriori proteste saranno regolamentate dopo la conversione in legge del decreto-legge in esame. Stante detta premessa, e rimanendo in questo campo, sarebbe forse stato meglio che il Presidente del Consiglio e il Ministro si fossero occupati con solerzia non di emanare il cosiddetto decreto Colosseo, ma probabilmente di proporre soluzioni fattive e reali per sanare il grave stato di precarietà nel quale lavorano moltissimi operatori nel mondo dei beni culturali. Si tratta di lavoratori che spesso sono sottopagati a causa di appalti dati al massima ribasso; lavoratori che spesso non possono usufruire neanche di diritti certi, perché molti di essi lavorano con partita IVA. Noi ci auguriamo, pertanto, poiché la cultura sarà ufficialmente riconosciuta come servizio essenziale, che si metta mano anche a questi aspetti. E ci auguriamo altresì che si metta mano ad altri fattori, perché definire la cultura un servizio pubblico essenziale – cosa sulla quale siamo d’accordissimo – impone doveri non solo ai lavoratori (che peraltro sono stati rispettati nel caso del Colosseo, come nel caso di Pompei), ma anche al Governo. E, allora, andiamo a vedere questi doveri. E noi abbiamo fatto le richieste nella nostra proposta emendativa e negli ordini del giorno e, quindi, ci aspettiamo che qualcosa sia riconosciuto ed accolto. Se è vero che la fruizione dei beni culturali è un servizio pubblico essenziale – e sono contenta che sia qui presente la sottosegretaria Borletti Buitoni – allora facciamo in modo che tutti i nostri siti culturali siano finalmente fruibili da tutte le persone che portano disabilità, ogni tipo di disabilità. (Applausi dal Gruppo M5S e dei senatori Bignami e Barozzino). È dal settembre 2014 – forse se ne è parlato dal settembre 2013 – che è stato istituito un tavolo, bellissimo, che era partito con ottime intenzioni. Ma dov’è finito tutto quel progetto? Si è perso forse nell’immobilismo della riforma del MIBACT? La riforma del MIBACT, infatti, anziché fare un taglio razionale delle risorse, e quindi razionalizzare nella direzione di mantenere comunque efficienza, ha fatta una razionalizzazione che ha ulteriormente diminuito le unità di organico, soprattutto per la garanzia di determinati servizi – come l’apertura dei musei, eccetera, eccetera – che, quindi, ancora oggi versano nelle condizioni che conosciamo. Rispetto agli investimenti strutturali – mi dispiace che non sia presente la senatrice Favero – in questa legge di stabilità noi di strutturale e di strutturato non abbiamo visto nulla: abbiamo visto le solite briciole, le solite promesse, perché tutto è rimandato al 2017-2018, quando si andrà a votare, e quindi poi chiaramente tutto ricadrà… su di noi probabilmente, ma faremo meglio del Governo precedente! (Applausi dal Gruppo M5S). Poi – per esempio – bisognerebbe regolamentare la concessione degli spazi dei siti culturali per la fruizione da parte dei privati. Ora, qui in Assemblea, sono stati ricordati numerosi eventi, ma vorrei aggiungere… (La luce del microfono inizia a lampeggiare). Signora Presidente, ho ancora minuti a disposizione, perché nessuno del mio Gruppo si è iscritto a parlare in discussione generale, quindi la prego di concedermi uno o due minuti in più, perché ne abbiamo a sufficienza e per il mio Gruppo – lo ribadisco – sono l’unica ad intervenire. Occorre dunque regolamentare la concessione dell’utilizzo di spazi da parte dei privati: ricordo il caso di Villa della Regina di Torino, che è rimasta chiusa al pubblico, con le code dei turisti fuori, per una convention dei giovani manager dell’Unicredit. (Applausi dal Gruppo M5SCommenti del senatore Airola). Inoltre, se si tratta di un servizio pubblico essenziale, sarebbe importante non limitarci ad istituire le domeniche al museo una volta al mese, ma rendere del tutto gratuito o abbattere sensibilmente i costi di accesso ai musei e magari prevedere anche il potenziamento dei percorsi di didattici. Si potrebbe prevedere – ad esempio – che la gestione dei servizi aggiuntivi all’interno di questi musei non sia affidata a privati, che poi costituiscono una oligarchia di associazioni e fondazioni, con chiare affiliazioni politiche (Applausi dal Gruppo M5S), che magari agiscono più per il profitto che per garantire effettivamente la fruizione dei siti, e, forse, i proventi derivanti potrebbero entrare nelle casse dello Stato ed essere impiegati per la valorizzazione, il recupero e il restauro dei beni. Non ultimo, se veramente vogliamo che la cittadinanza senta profondamente nel proprio cuore – anche questo è un grave problema – l’importanza della valorizzazione e della fruizione del nostro patrimonio artistico e culturale e la necessità che queste attività siano definite come un servizio pubblico essenziale, e quindi un diritto che può essere esercitato, dovremmo anche crescere generazioni di adulti sensibili alla bellezza che ci circonda e anche interessati a che lo Stato si faccia promotore della sua conservazione e valorizzazione. Tutto ciò parte dalla scuola; nel disegno di legge sulla buona scuola, in cui il Presidente del Consiglio e la ministra Giannini hanno scritto un bellissimo libro degli sogni, si prevedeva anche la reintroduzione e il potenziamento dello studio della storia dell’arte a scuola. Ricordiamo che la ex ministra Gelmini, da grande illuminata quale era, decise di togliere lo studio della storia dall’arte e di depotenziarla, perché siamo un Paese che non merita una generazione di adulti sensibili alla bellezza. Nel disegno di legge sulla buona scuola c’era, dunque, l’impegno di ripotenziare questa materia: peccato, però, che nell’articolato ci fosse anche scritto che il tutto sarebbe dovuto avvenire senza ulteriori oneri a carico dello Stato. Mi spiace che non sia presente il senatore Martini, ma voglio dire che sarà bene prendere in seria considerazione tutte le proposte emendative presentate dalle opposizioni, perché in esse sono individuati molti dei doveri che lo Stato dovrà assolvere. E se veramente questo Governo si vuole proporre come uno serio, che agli slogan fa seguire anche i fatti, sarà bene che queste proposte siano prese in considerazione. (Applausi dal Gruppo M5S).

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*