FINANZIARIA. Una interrogazione che sarà presentata nelle prossime ore dovrà chiarire gli interrogativi dello stop dato dal vice ministro Morando all’emendamento presentato in Commissione Bilancio da Michela Montevecchi, senatrice M5S. Il provvedimento riguarda l’istituzione di un Fondo speciale per la catalogazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, da istituire presso il Mibact, con dotazione da 1 milione di euro l’anno per il triennio 2018 – 2020.
La spiegazione ufficiale di Morando è stata che quel Fondo sarebbe già esistente. Il riferimento era evidentemente al progetto digitalizzazione, avviato con decreto dal governo, affidato con il “bando 500 giovani” e rimasto poi, dopo un primo inizio, lettera morta.
«In sostanza – spiega la senatrice Montevecchi – mentre in tutta Europa i governi sono già in piena attività, per catalogare e digitalizzare beni culturali, in un Paese come l’Italia che può vantare un ricco patrimonio, il governo adduce motivazioni pretestuose per respingere una misura che ci consentirebbe di completare un programma iniziato e abbandonato in alto mare».
A questo punto è legittimo chiedersi se davvero esistano queste risorse accantonate dal Ministero delle finanze e, se così fosse, perché il Mibact lamenti carenza di fondi per completare il lavoro avviato.
«Resta il fatto che l’Italia non può restare indietro sullo strategico asse dell’open data, continueremo a dare battaglia per la salvaguardia del nostro patrimonio», aggiunge Michela Montevecchi.
E non finisce qui, tanto che la senatrice annuncia un’interrogazione per far luce sul “giallo delle risorse” «ed accertare, al di là delle singole responsabilità, come sia possibile rendere disponibili i fondi necessari per salvaguardare la più grande, incommensurabile ricchezza del nostro Paese».
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