Dobbiamo scardinare questo sistema marcio e clientelare.
Un sistema dove la politica diventa poltronificio, diventa strumento per inserire in posti con stipendi faraonici persone che non hanno competenze. Il risultato è quello di portare allo sfascio il nostro intero Paese.
I responsabili del default della Fondazione Arena di Verona sono gli amministratori stessi cioè la scellerata gestione Tosi-Girandini, la malapolitica, detta in altri termini. E ancora una volta, purtroppo, saranno i dipendenti della fondazione a pagare il prezzo di questa mala gestio.
I vertici dell’ente lirico che hanno provocato e nascosto una voragine finanziaria le cui conseguenze ricadranno interamente sulle spalle dei lavoratori, costretti ad esprimersi su un referendum che servirà solo a ratificare decisioni già prese sulle loro teste.
Il tutto è avvenuto con la complicità di un governo che, mentre tutti rassicuravano sullo stato di buona salute della Fondazione Arena, nell’ultima legge di stabilità ha presentato un emendamento ad hoc per ricomprenderla nel piano di risanamento della cosiddetta norma Bray: evidentemente erano già al corrente di ciò che hanno tentato di nascondere ai cittadini e ai lavoratori, cioè l’esistenza dei buchi provocati dall’ultima scellerata gestione Tosi-Girandini.
Più volte in Commissione il M5S chiese quali Fondazioni avrebbero beneficiato dell’intervento del governo e avrebbero potuto realisticamente accedere al previsto Fondo di rotazione, proprio perchè ci fosse alla luce del sole la possibilità di intervenire in tempo per evitare la liquidazione coatta amministrativa o il commissariamento della Fondazione Arena Verona, e affinchè non fossero, come sempre, i lavoratori a pagare.
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