Home | Foto eventi | Legge di Bilancio / 2 – Beni culturali: I soliti “terzi” ci guadagnano mentre giovani e precari ci rimettono

Legge di Bilancio / 2 – Beni culturali: I soliti “terzi” ci guadagnano mentre giovani e precari ci rimettono

Share

In Settima Commissione abbiamo espresso il rapporto di minoranza anche sullo “Stato di previsione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l’anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020)”.

Partiamo dai numeri. Modesti gli incrementi previsti per i Beni culturali nella manovra: per la Missione Ricerca e innovazione è pari a +473.156 euro; per laMissione Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche c’è un +3.672.834 euro, ma spiccano anche i tagli: il Programma Sviluppo e competitività del turismo (di cui è costituita la Missione Turismo) subisce un decremento dello stanziamento di competenza pari a -105.309 euro. Senza contare i tagli lineari alle dotazioni di competenza e di cassa relative alle Missioni e ai Programmi di spesa degli stati di previsione dei Ministeri, per circa un miliardo di euro, come stabilite nella Conversione in legge del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili, il cosiddetto “decreto fiscale” che rappresenta a tutti gli effetti un “collegato” alla legge di Bilancio.

Come M5S ribadiamo da tempo che occorre investire nella cultura sottraendosi a una logica di corto respiro, avendo il coraggio di lasciar spaziare lo sguardo in avanti, pensando soprattutto al medio e lungo termine e svincolandosi da prospettive opposte e altrettanto pericolose di cui l’azione di Governo ci ha ripetutamente dato prova: quella di coloro che vedono nei beni culturali un “giacimento minerario”, semplice riverbero di un passato da preservare in una teca polverosa, e chi invece ne auspica lo sfruttamento commerciale immediatamente redditizio. 

Le carenze strutturali del Ministero troppo spesso rivelano sprechi legati ad affidamenti a esterni e come, per compensare i costi, si ricorra sempre più frequentemente al volontariato. In altri termini, mentre i “soliti” terzi ci guadagnano, a rimetterci sono i giovani e i precari, spesso altamente qualificati. Di fronte a questa situazione la scelta da compiersi è tra il mantenere la situazione attuale o prendere in mano le sorti del patrimonio artistico del nostro Paese e valorizzarlo, anche grazie alle nostre maestranze.

Giovani restauratori all’opera

Le nostre proposte

  • effettuare investimenti nell’intero settore dei beni culturali, con strategie di medio e lungo periodo e introdurre meccanismi virtuosi di assegnazione dei finanziamenti agli istituti culturali, affinché l’incidenza percentuale delle risorse per il comparto relativo al Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo sul totale generale del bilancio dello Stato possa varcare, per quanto simbolica, la soglia almeno dell’1 percentuale rispetto al PIL;
  • valorizzare e sostenere i musei medio-piccoli – spesso realtà dimenticate ma in grado di promuovere e diffondere la cultura sul territorio – affinché possano svolgere un ruolo di intermediazione culturale e di dialogo, senza essere abbandonati a loro stessi, contribuendo all’«identità», soprattutto in riferimento alla valorizzazione del lavoro degli archeologici e dei reperti acquisiti;
  • promuovere e operare, conseguentemente, una revisione della riforma promossa dal ministro Franceschini in merito alla sua riorganizzazione del Mibact, con riferimento particolare alla frammentazione in più sedi su base territoriale ma con un’unica competenza funzionale che accorpa le diverse competenze per materia; alla separazione tra le funzioni di «tutela dei beni» in capo alle Soprintendenze e la «valorizzazione» in capo ai Musei, senza la previsione di alcuna disciplina che permetta lo svolgimento coordinato delle predette funzioni; nonché all’istituzione della Soprintendenza archeologica speciale di Roma, all’istituzione di «Parchi archeologici autonomi», e, più in generale, alle «Soprintendenze uniche» e ai «poli museali» d’interesse nazionale, sorta di supermusei che, ben più appetibili da un punto di vista commerciale, indirettamente finiscono per penalizzare e mettere in ombra l’operato delle istituzioni minori;
  • reperire risorse necessarie e aggiuntive per restituire prestigio e valore alle Biblioteche e agli Archivi nazionali – a principiare dall’Archivio centrale dello Stato: vera e propria memoria storica del nostro Paese – spesso costretti a chiudere o a penalizzanti riduzioni di orario per gli utenti, dalla carenza di personale (è il caso, da ultimo, dell’inestimabile fondo costituito da 300 mila volumi, appartenenti all’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli, destinato a essere smembrato o riposto frettolosamente in luoghi di fortuna);
  • stanziare risorse adeguate per assicurare la continuità del servizio di fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione, predisponendo un piano straordinario di interventi che in particolare contempli:
  • l’eliminazione di eventuali condizioni di oligopolio di società private circa la gestione di taluni servizi, con particolare riferimento ai servizi di bigliettazione, accoglienza, guida e assistenza didattica, fornitura di sussidi catalografici, audiovisivi e informatici e regolazione degli accessi;
  • la previsione di appositi servizi didattici per bambini, con destinazione di personale addetto;
  • la previsione di appositi servizi didattici finalizzati alla fruizione «interattiva» dei musei da parte dei minori e dei giovani e con particolare riferimento alle Scuole;
  • la presenza di specifici supporti e servizi per persone diversamente abili;
  • la promozione e incentivazione di accordi di partenariato tra cooperative di professionisti in materia di beni culturali ed enti locali al fine di promuovere la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali;
  • la digitalizzazione e la catalogazione del patrimonio culturale a fini di tutela e conservazione, e per ampliare e accrescerne la fruibilità;
  • la qualificazione professionale e il riconoscimento giuridico dei soggetti che operano, a diverso titolo e secondo le specificità della loro specializzazione, nell’ambito dei beni culturali;

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*