Bologna, 2 agosto 1980

Il 2 Agosto 1980 avevo 9 anni.
Ero in vacanza.
Quella mattina stavo giocando in riva al mare con Valentina, una bimba bionda e paffutella, che a me stava tanto simpatica, quando arrivò la nonna di Valentina ad annunciarci la strage.
Era sconvolta ma non piangeva. Forse sentiva quell’obbligo di compostezza davanti ai bambini, che coglie un po’ tutti nelle situazioni dolorose.
Si limitò a dirci laconicamente:” È scoppiata una bomba alla stazione di Bologna. Oggi, bimbe, non si gioca più. È un giorno tragico per tutti noi”.
Tornai al mio ombrellone e vi trovai mia madre che mi aspettava in silenzio.
Ci vestimmo e, mano nella mano, c’incamminammo sulla via di casa.

Ogni anno vado alla stazione per unire il mio ricordo a quello dei miei concittadini e stringermi, simbolicamente, a loro in un esercizio di memoria collettiva fondamentale per mantenere viva la fiamma di chi non si arrende e continua a cercare la verità, nonostante i muri di gomma, i depistaggi, l’ipocrisia e il disinteresse delle istituzioni.