Nonostante nel 2012 sia stato introdotto con la Legge Severino l’istituto del Whistleblowing, e sia stata riconosciuta la figura del whistleblower, in realtà dal 2012 in poi permanevano le criticità. Ciò ha fatto sì che, a tutt’oggi, chi con coraggio all’interno degli Atenei riesce a denunciare fatti di corruzione, malversazione, nepotismo, si senta ancora scoraggiato dal farlo. E questo perché, prima dell’approdo in Aula del disegno di legge 2208, si doveva ancora mettere mano ad un miglioramento delle tutele per chi denuncia attività illecite all’interno degli Atenei. Tanto che molti si mostrano ormai rassegnati, proprio perché questi fatti ormai dilagano, sono diventati “normale amministrazione”. Ma ciò vorrebbe dire togliere ai nostri giovani ogni prospettiva, il futuro, la possibilità di sperare di far carriera nei nostri Atenei basandosi sul merito e non su meccanismi di clientela.
Perciò noi oggi siamo lieti del fatto che, seppur perfettibile, questo testo sia finalmente approdato in Aula per passare all’esame e – noi ci auguriamo – anche alla sua approvazione, perché significa avere a cuore il futuro dei nostri giovani, oltre che riconoscere il valore delle persone che con coraggio mettono in discussione se stessi, la propria famiglia, il proprio posto di lavoro, pur di portare avanti con grande senso civico l’attività, non di spie, ma di chi segnala.
Io mi auguro che questo ddl che porta la firma di nostri colleghi del M5S possa completare il suo iter in questa legislatura, e spero davvero che non si faccia alcunché per affossarlo, perché sarebbe un modo per togliere le tutele a chi ha il coraggio di denunciare, con comportamenti che stanno anche alla base di una bonifica di certi ambienti, come quello universitario, che sono fondamentali non solo per la formazione personale dei nostri giovani, ma anche per il futuro stesso di questo Paese.
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