Con l’intervento del giurista Paolo Maddalena si è concluso a Palazzo Giustiniani il convegno Il patrimonio culturale italiano da bene negato a patrimonio di tutti, organizzato dalla senatrice del M5S Michela Montevecchi in collaborazione con il Tavolo Cultura Roma del Movimento 5 Stelle.
Maddalena si è soffermato sull’antitesi fra il neoliberismo del pensiero unico, che degrada lo spirito umano, e la cultura, che lo eleva, citando l’enciclica di papa Francesco Laudato Sì sulla bellezza intesa come straordinario fattore di crescita morale e culturale.
Di assoluto interesse gli interventi di Giancarlo del Monaco, con la sua lunga esperienza di sovrintendente e direttore artistico nei principali teatri del mondo, e di William Graziosi, sovrintendente della Fondazione Pergolesi Spontini a Iesi.
Del Monaco non ha mancato di affrontare con passione e rigore lo stato disastroso in cui versa la lirica nel nostro Paese in un confronto serrato con altre nazioni, come la Germania, in cui questa nobile arte prospera. Perché dunque la lirica rischia di morire nel paese che ne è stata la culla e ne è ancora oggi il vanto in ogni angolo del pianeta? Le responsabilità – ha affermato del Monaco – vanno ricercate nella serie di nomine pletoriche, con sovrapposizione di figure apicali che sottraggono enormi risorse economiche e comprimono le potenzialità artistiche di un comparto che pure vanta tuttora, in Italia, straordinarie professionalità, troppo spesso costrette ad emigrare per vedere riconosciuto il proprio valore.
Un modello di gestione virtuosa fra i pochi in Italia – come ha sottolineato Pierluigi Dilengite, il cantante lirico che ha condotto i lavori – è quello della Fondazione Pergolesi Spontini. Le ragioni le ha spiegate il sovrintendente Graziosi il quale, dopo aver ricordato che il nostro Paese è all’ultimo posto in UE per la spesa in istruzione e al penultimo per quella in cultura, ha illustrato un modello di gestione che ha portato al Teatro Pergolesi di Iesi ben 44.353 spettatori in un anno ed ha coinvolto 14.300 ragazzi in attività di teatro, seguendo anche le prassi di teatro itinerante cui ha fatto riferimento del Monaco, tanto diffuse negli altri Paesi e da noi ancora una rarità.
Sotto il profilo dell’impegno amministrativo sul campo si sono susseguiti gli interventi degli assessori alla cultura di Torino e di Roma, Francesca Leon e Luca Bergamo. Il cambiamento nella gestione del sistema cultura in atto nei territori governati dal Movimento 5 Stelle è stato tangibile in entrambe le relazioni, con la Leon che ha spiegato il ribaltamento tra cultura come consumo e cultura come strumento di partecipazione, collettiva ed allargata alle periferie, e Bergamo che ha illustrato le difficoltà nel trasformare la consolidata mentalità delle istituzioni culturali a favore di un modello in cui lo scopo è quello di fare sistema, interagendo continuamente con tutta la popolazione e non solo con chi può permettersi il teatro.
Sulla mancanza di risorse economiche ed umane nei gangli delle istituzioni culturali è stato incentrato l’intervento di Carmelina Ariosto, funzionaria archeologa Mibact, mentre Gemma Guerrini dell’assemblea capitolina M5S ha posto l’accento su ciò che manca per l’affermazione della cultura come opportunità, strumento di analisi per la complessità del reale, bagaglio armonizzato di valori. Laura Castelli, deputato M5S alla Camera, da componente attiva della Commissione Bilancio, si è soffermata sulle rilevanti ricadute economiche del settore cultura, se correttamente gestito.
Non meno critico l’archeologo e giornalista del Fatto Quotidiano Manlio Lilli, per il quale l’informazione oggi in Italia, sia quella dei media che quella politica, tradisce sempre più spesso la sua mission di dare forma alla mente, istruire, insegnare.
Ricordiamo che in apertura dei lavori lo storico dell’arte Tomaso Montanari, partendo dal dettato dell’articolo 9 della Costituzione, aveva sottolineato come negli ultimi trent’anni il Paese si sia progressivamente allontanato da quel dettato, fino al punto che oggi i diritti della collettività vengono repressi a favore dei diritti dei singoli. E’ lo stesso mondo nel quale si consente l’occupazione di alcuni tra i massimi beni culturali del Paese per feste o matrimoni vip, mentre dalla fruizione del patrimonio restano escluse sempre nuove fasce della popolazione. «Ma la bellezza – ha detto Montanari – deve servire a costruire sovranità, uguaglianza, ad impedirci diventare sudditi di un nuovo totalitarismo: quello del mercato senza regole e senza limiti. E la promozione della conoscenza dovrà essere la stella polare per orientare la gestione dei beni culturali rendendo manifesta la sovranità popolare, nel rigoroso rispetto del primato della tutela».
Soddisfatta la senatrice Montevecchi che aveva aperto il convegno, con grande partecipazione di pubblico e addetti ai lavori, sotto i migliori auspici, evocando le ricorrenze del 4 ottobre: la festività di San Francesco, simbolo della natura, e la giornata del dono. Di qui il dovere di tutti, parlamentari e cittadini, di rispettare il dettato dell’Articolo 9, di tutelare, valorizzare, tramandare e preservare il grande dono che abbiamo ricevuto: l’immenso patrimonio culturale, artistico, naturalistico e paesaggistico del nostro Paese.
Qui il VIDEO con l’intervento di apertura della senatrice Michela Montevecchi
L’evento è stato trasmesso in diretta streaming sulla