Sono circa 200.000 euro. Forse, tra le pieghe del bilancio dello Stato possono sembrare pochi soldi, ma per i cittadini che ogni giorno faticano a sbarcare il lunario questi 200.000 euro rappresentano l’ennesima presa in giro nei loro confronti.
Oggi un interessante articolo sul Fatto quotidiano (“Quell’aereo si chiama peculato”), a firma di Bruno Tinti, ci invita a riflettere su quest’ennesimo episodio di gestione della cosa pubblica: “Il pubblico ufficiale (Renzi) che, avendo per ragione del suo ufficio la disponibilità di cosa mobile altrui (l’aereo di Stato), se ne appropria e ne fa uso momentaneo, restituendola immediatamente, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. (…) Ritenere che la presenza di Renzi alla fine degli US OPEN tra due italiane sia funzione alla legalità e all’efficenza dell’attività della Pubblica Amministrazione è dissennato.”
Anche se non si tratta di peculato, è sicuramente una gestione opinabile dei beni pubblici. Non trovate?
Dopotutto anche questo è il nostro Paese: Beppe rischia un anno di carcere per aver diffamato un professore che afferma che le vittime di Chernobyl si contano sulla dita di una mano, e Renzi vola bellamente in giro per il mondo a farsi spot pubblicitari a nostre spese, godendosi pure la partita in prima fila.
Questa è una promessa: quando andremo al governo, e presto o tardi ci andremo, tutto questo finirà.
Faremo tornare l’onestà di moda.