Dopo gli insegnanti a quanto pare Renzi ha deciso di prendersela con un’altra categoria, quella dei soprintendenti ai beni culturali, anziché mettere mano ai reali problemi… Ma quanto ancora lo dovremo sopportare? Sono intervenuta in Aula per denunciare questo attacco:
MONTEVECCHI (M5S). Signor Presidente, in questo provvedimento di riordino della pubblica amministrazione assistiamo all’ennesimo tentativo di depotenziare l’autorità delle sovrintendenze. Simili tentativi erano già cominciati con lo sblocca Italia, perché già in quel provvedimento era previsto che l’autorità competente potesse non passare dalla conferenza di servizi qualora non ricevesse il parere della sovrintendenza entro in termini stabiliti. Già lì aveva fatto capolino il silenzio-assenso. Evidentemente a qualcuno però quella norma non era parsa abbastanza chiara, quindi ci si è preoccupati di intervenire in questo provvedimento.
Mi rivolgo a lei, ministra Madia, perché è un appello più che un intervento. Il silenzio-assenso è stato variamente e duramente criticato non da me, ma da personaggi più illustri di me, primo fra tutti Giuliano Volpe, presidente del consiglio superiore dei beni culturali. Lo stesso ministro Franceschini ha fatto un’eccezione alla regola e ha avuto il coraggio di manifestare un lieve turbamento, un lieve timore di fronte a questo provvedimento, e per noi è già grande cosa. Anche il professor Andrea Carandini si è espresso contro la misura del silenzio-assenso applicata ai beni artistici e del paesaggio.
Come dice Giuliano Volpe, testuali parole, questo è «uno strumento rozzo e pericoloso» perché si propone di dare «una risposta sbagliata ad una esigenza giusta e risulta inefficace per contrastare le pratiche corruttive». Con il silenzio-assenso, infatti, diamo la facoltà al sovrintendente corrotto di non assumersi neanche la responsabilità di dare l’autorizzazione a una “porcata”, anzi gli diamo la facoltà di poter dire di non essere riuscito ad evadere quella pratica per emettere quel parere, di essersi dimenticato la pratica, di essere vittima dell’insabbiamento di una pratica, per non esprimere quel parere e aprire così la strada a colate di cemento o alla demolizione di beni artistici. Una volta demolito, un bene non è recuperabile, quindi parliamo di azioni alle quali forse non si potrà porre rimedio, perché non si pone rimedio neanche alla devastazione del paesaggio.
Giuliano Volpe e Andrea Carandini, di cui oggi porto la voce in quest’Aula, facendomi promotrice delle loro stesse proposte, hanno pensato di proporre pubblicamente, ad esempio, che in tutte le Regioni – e qui ringrazio il Governo, che ha accolto un mio ordine del giorno che va in questa direzione – venissero fatti i piani paesaggistici, sulla scia di quanto è già avvenuto di virtuoso nella Regione Toscana e nella Regione Puglia. Avere dei piani paesaggistici, infatti, significherebbe disporre già di un giudizio articolato sull’uso del territorio, come spiega lo stesso Carandini; pertanto non bisognerebbe indagare ogni volta partendo da zero. Questo forse rappresenterebbe una semplificazione delle indagini che talvolta sono richieste per poter emettere i pareri e che talvolta allungano i tempi, in attesa delle risposte. Volpe propone inoltre di attivare dei sistemi operativi e delle banche dati aperte.
Se poi consideriamo che in questo provvedimento c’è anche la confluenza delle soprintendenze all’interno delle prefetture per certe loro competenze, quindi all’interno di un organo gerarchicamente superiore, in grado di scavalcare e di passare sopra un parere emesso dalla soprintendenza, rimuovendo gli ostacoli, voi capite bene che le preoccupazioni e i timori che il mondo dei beni culturali e coloro che hanno a cuore la tutela del paesaggio stanno con più voci esprimendo in questi giorni sarebbero da ascoltare. Il sospetto è che, dopo i maestri e gli insegnanti cattivi e fannulloni, Renzi abbia deciso di prendersela con un’altra categoria, quella dei soprintendenti. Anziché mettere mano ai reali problemi che vivono le soprintendenze (che ci sono e che nessuno vuole negare) con un processo, con tempi più adeguati, con una maggiore riflessione e ascoltando gli operatori di quel settore, si ha il sospetto che Renzi, come ha fatto con la scuola, voglia invece dare un colpo di accetta o un colpo di falce, togliendo alle sentinelle che stanno sul nostro territorio (le soprintendenze) quel potere di controllo che è fondamentale per cercare di salvare, tutelare e valorizzare, con quel poco potere che ancora hanno, i nostri beni artistici e culturali e il nostro paesaggio. (Applausi dal Gruppo M5S).
Cara Michela, hai conosciuto me e Paola Pannicelli a Torino quando siamo venuti in rappresentanza del TdL Cultura M5S di Roma Capitale per il convegno sull’anatocismo a Dicembre scorso a Torino. Era un nostro solito tentativo di collegamento tra i vari TdL Cultura M5S, iniziativa lanciata proprio dal gruppo torinese stessso, al Circo Massimo. Tra l’altro ho degli amici di vecchia data lì dentro.
Siamo dei tuoi fan, come sai da nostre altre comunicazioni. In questo caso ti scrivo per ringraziarti per la bravura messa nel testo del tuo intervento sulle Soprintendenze. Dalle nostre ricerche, ogni virgola coincide con quello che noi sappiamo.
Vale la pena aggiungere che le difficoltà in cui si trovano le Soprintendenze, almeno quelle di Roma, deriva da un mostro chiamato Zètema. Infatti l’esternalizzazione della raccolta di proventi, affidata a privati, toglie ad esse la loro quota di questi mentre, come al solito, a loro, come Pubblico, vengono caricati i costi. Sono, per questo, con meno soldi. Quindi sarebbe da far presente il problema e, eventualmente, ripristinare almeno tali risorse. Insomma, l’efficienza in quegli uffici è solo una questione di budget (assunzioni, uffici, informatizzazione…), NON di preparazione o di capacità lavorative. Conosco le le persone e godono della mia più grande ammirazione. Lo dico con competenza, per quel che vale.
Ti manderemo i link necessari dal nostro MU per verificare e approfondire quanto affermiamo.
Grazie Michela per il tuo lavoro e brava!