Siamo alle solite! Alla presidenza di una fondazione che sarà chiamata a gestire una somma di denaro ritroviamo una persona che ha nel suo passato esperienze non proprio virtuose dal punto di vista dell’etica e della gestione delle risorse:
MONTEVECCHI (M5S). Onorevoli colleghi, il presente disegno istituisce un Premio di ricerca biennale intitolato a Giuseppe Di Vagno, che – ricordiamolo ancora una volta – fu l’organizzatore del movimento socialista e il primo parlamentare italiano vittima del fascismo.
Egli fu assassinato a Mola di Bari il 25 settembre 1921, circa tre anni prima dell’omicidio di Giacomo Matteotti, per la commemorazione del quale, in occasione del novantesimo anniversario della morte (il 10 giugno 1924) è stato proposto come sapete o forse no, un disegno di legge di analogo contenuto.
Sono storie, quelle di Di Vagno e Matteotti, che ci ripropongono l’immagine di un Paese opaco, con molti morti ammazzati e qualche capro espiatorio, ma nessun colpevole, e dove la verità storica e le verità processuali, non solo non coincidono, ma divergono profondamente, al punto da generare, in chi assiste, spesso parzialità e approssimazione, ma anche conformismo, da un lato, e rifiuto, dall’altro.
La storia di Di Vagno è dunque storia esemplarmente italiana. Il premio viene conferito nel giorno dell’anniversario della morte, ma, a fronte del contributo per il premio e di alcune garanzie in termini di trasparenza e pubblicità (vorrei sottolineare ottenute grazie agli emendamenti del Movimento 5 Stelle approvati alla Camera), viene concesso un contributo eccezionale una tantum alla Fondazione a lui intitolata, al fine di garantire la definitiva e permanente apertura al pubblico della biblioteca e dell’archivio storico della memoria democratica pugliese, collocati nella sede della Fondazione.
Nulla da dire su ogni iniziativa che è volta alla conservazione e alla promozione del patrimonio culturale. Nulla da dire, in particolare, sulla figura di Giuseppe Di Vagno, che appartiene a quelle figure che, nella costruzione democratica del nostro Paese, è giusto ed opportuno ricordare e celebrare. Più volte il Movimento 5 Stelle, in 7a Commissione, ha insistito sull’esigenza di rilanciare una fitta tessitura tra le varie istituzioni culturali, che abbia nelle biblioteche e negli archivi i suoi snodi essenziali, tanto dal punto di vista della conoscenza e della diffusione della lingua, quanto da quello della promozione e della cultura.
In merito a questo disegno di legge, le perplessità e le criticità del Movimento 5 Stelle sono da ricondurre proprio alla natura localistica del provvedimento e al fatto che, ancora una volta, anche in sede di esame del provvedimento, si è persa l’occasione per discutere ed iniziare a ragionare sul problema delle biblioteche e degli archivi storici nella sua complessità. Come sempre, ci ritroviamo di fronte ad un modus operandi che passa per un taglia e rattoppa, piuttosto che per una cucitura ad arte di un abito che vada bene a tutte le realtà sul territorio nazionale.
Le biblioteche e gli archivi – ricordiamolo – rappresentano la carta d’identità dello Stato Nazione. Quindi, secondo noi, si dovrebbe investire in modo più organico e strutturale e non con interventi – ribadiamolo – circoscritti e localistici. Inoltre, bisogna anche ricordare che ci muoviamo in un settore – quello della cultura – che è gravato già da tagli e da una continua ed insistita mancanza di risorse. È proprio tale penuria di risorse, che impedisce un fisiologico ricambio generazionale ed è giunto ad un punto di non ritorno. Al contrario, si dovrebbero promuovere provvedimenti normativi e riflessioni di più ampio respiro, in specie nel momento presente, in cui assistiamo all’inverarsi del temuto passaggio da un sistema caratterizzato dal policentrismo come modello positivo ad una frammentazione dispersiva della funzione conservativa.
Le precarie condizioni in cui versa l’Archivio centrale dello Stato ne sono testimonianza. Voglio ricordare che già la legge di stabilità del 2012 riuscì a stento a salvaguardare gli archivi dalla mannaia dei tagli lineari, tuttavia i finanziamenti pubblici furono dimezzati nel 2013 rispetto all’anno precedente. Rischiamo, quindi, una desertificazione dei saperi. Se si vuole risparmiare si deve prima investire in modo opportuno ed oculato. Senza investimenti – cogliamo l’occasione di questo disegno di legge per ribadirlo – la nave della cultura (scuole e università comprese) colerà a picco.
Come ha avuto modo di affermare la deputata Chiara Di Benedetto nel suo intervento alla Camera dei deputati, questo disegno di legge presenta un ulteriore motivo di perplessità (almeno per il Gruppo Movimento 5 Stelle) rappresentato dalla controversa figura del presidente di tale Fondazione il quale ha ricevuto – ricordiamolo – una condanna in primo grado a otto anni di reclusione, una multa all’epoca di 820 milioni di lire e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre ad una condanna in secondo grado a 5 anni e 6 mesi, per poi approdare alla prescrizione, come spesso accade in Italia. E non c’è bisogno che io ricordi a quest’Assemblea i fatti recenti.
La vicenda, giusto per la cronaca, riguardava la spartizione di appalti per la costruzione di edifici scolastici: 14 edifici scolastici per un valore complessivo di 47 miliardi di lire.
Senza voler riproporre in questa Aula processi che si sono già conclusi, vorrei però che su questo punto l’Aula si interrogasse perché comunque parliamo di una persona presidente di una fondazione che chiede un finanziamento ulteriore allo Stato per istituire un premio alla ricerca. Quindi, alla presidenza di una fondazione che sarà chiamata a gestire una somma di denaro ritroviamo una persona che ha nel suo passato, purtroppo, esperienze non proprio virtuose dal punto di vista dell’etica e della gestione delle risorse.
Per queste ragione e per non essere tacciati di non voler concedere delle risorse per la gestione dell’archivio di una fondazione che da un punto di vista culturale sul territorio – a quanto riferiscono – porta avanti un’attività importante, il Gruppo Movimento 5 Stelle esprimerà su questo provvedimento un voto di astensione invitando però l’Aula e tutte le forze politiche a ragionare su un provvedimento che non abbia un carattere localistico e che finalmente ragioni a 360 gradi sul problema delle nostre biblioteche e dei nostri archivi storici. (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-MovX e della senatrice Bencini).